Ponte Romano Vernasso.
Paolo Diacono, nella sua opera Historia Longobardorum, fa un resoconto molto dettagliato degli eventi storici che avvennero nel Cividalese durante il periodo Longobardo.
Egli narra di una mitica vittoria militare ottenuta dal Duca Vettari, all’incirca nel 664 d.c., a discapito delle popolazioni Slave che provenivano da nord. Il racconto degli scontri, seppur molto romanzato (si narra infatti che 25 cavalieri longobardi riuscirono a sconfiggere 5000 slavi) è invece molto preciso riguardo al luogo della battaglia, identificato con il Ponte in località Broxas. Di questo luogo non si conosce la reale ubicazione, e sino ad oggi si è potuto fare solamente delle ipotesi, associando, in maniera forse un po’ forzata, il nome Broxas con i paesi di Brischis e di Brocchiana in comune di Pulfero.
Questo ponte sembrava dovesse rimanere un mistero irrisolto, fino a quando, sempre lui, Meraldo Monai, è riuscito a trovare delle tracce, talmente evidenti, che forse proprio per questo erano passate inosservate.
Passeggiando sul ponte di Vernasso, e guardando verso sud, sulla destra, nell’acqua bassa si può facilmente individuare una grossa pietra con delle scanalature longitudinali. Partendo da questa traccia, Meraldo ha iniziato a perlustrare la zona a nord dell’attuale ponte, riuscendo a scorgere, a circa 50 Mt. dell‘esistente, la presenza di profondi "scassi" nei fianchi calcarei del fiume, appoggi ideali per un ponte in pietra. Approfondendo le indagini sul posto, sono emersi i segni delle caratteristiche forature verticali, tipiche dell’epoca romana, che, praticate in sequenza ravvicinata, permettevano il distacco di grosse masse di pietra. Sempre allo stesso periodo risalgono le piombature rinvenute nel calcare, praticate per l’ancoraggio delle pietre, come anche le tracce di calce fra i blocchi sul versante di Vernasso.
Tutto ciò conferma in maniera inequivocabile che i romani costruirono un ponte in pietra, a volta unica, per attraversare il Natisone approfittando del punto dove da distanza fra le sponde era più ridotta. La posizione risulta coerente con i ritrovamenti archeologici avvenuti a S.Pietro, presso la vicina chiesetta di S.Quirino, ove si trovava un tempio dedicato a Diana e dove sono state rinvenute numerose sepolture. (vedi Collana all’interno del sito)
Ciò che mi lascia molto perplesso, è la totale assenza di tracce romane sul versante di Vernasso. Immaginando le Valli del Natisone a quell’epoca, è plausibile pensare che un ponte dovesse costituire un forte centro di attrazione per gli abitante del tempo.
E’ veramente inspiegabile che, mentre sul versante di S.Pietro le tracce romane sono numerosissime, sul lato di Vernasso e in tutta l’area circostante, non sia mai stato ritrovata la ben che minima traccia di epoca romana.
Questo mi fa supporre che il ponte sia stato costruito, ma che non sia durato abbastanza da consentire lo sviluppo di attività nell’area di Vernasso, forse perché distrutto da qualche evento sismico oppure da qualche popolazione ostile.
Questa straordinaria scoperta apre un nuovo scenario storico nell‘area di S.Pietro, ma non risolve in maniera definitiva il mistero della battaglia di Broxas. Anche se molto probabile, non esistono riscontri oggettivi che possano confermare che Paolo Diacono, citando la località di Broxas, si stesse riferendo proprio al ponte appena scoperto, ma piuttosto ad un attraversamento più modesto, magari ad una passerella in legno.
Al momento i resti del ponte giacciono ancora sul greto del fiume, sparsi in maniera disordinata, per lo più incastrati sul fondo e sommersi da altri detriti. Da tempo si parla di un possibile recupero, almeno dei pezzi più significativi; l’operazione risulta molto complicata, sia per la posizione dei blocchi e soprattutto per il loro peso non indifferente. Credo che varrebbe la pena venisse condotta un’indagine più approfondita, alla ricerca di qualche pietra con iscrizioni, che aiuti a chiarire in maniera definitiva l’origine di questo ponte e la data della sua costruzione.